La Malesia, che domenica scorsa ha ospitato l’ultima edizione del Gran Premio di Formula 1, ha detto una cosa chiara e limpida: la Ferrari è competitiva e poteva senza alcun dubbio puntare al successo e forse alla doppietta ieri.
Ma c’è un ma grosso quanto un palazzo alto 18 piani: manca l’affidabilità e, di conseguenza, mancano i punti. In Malesia lo si è visto.
E sono i punti che ti fanno vincere i mondiali.
Kimi Räikkönen ha graffiato il sabato chiudendo in Malesia al secondo posto a soli 45 millesimi da Hamilton e se non avesse toppato la frenata all’ultima curva, probabilmente avrebbe preso la pole.
Poi, domenica mattina, i ferraristi hanno dovuto ingollare un rospo gigante quando hanno visto la monoposto del finlandese abbandonare, sui cavalletti, il posto occupato sulla griglia.
Sebastian Vettel è stato costretto a partire dal fondo dello schieramento perché sabato è uscito fuori un problema all’alimentazione del turbo: il tedesco ha fatto un garone ma non è pensabile di poter vincere un mondiale partendo dal fondo dello schieramento.
L’aspetto che più di tutti fa rosicare è constatare che la Mercedes, almeno a Sepang, non fosse così pimpante.
Hamilton è stato “sbranato” da Mad Max Verstappen che sembrava avesse i razzi sotto al sedere mentre Bottas è apparso molto congelato.
Fra pochi giorni, a Suzuka, la Ferrari è chiamata a dare la zampata decisiva. In caso contrario, il divario tra Hamilton e Vettel difficilmente potrà essere ricucito.
Ed i ferraristi devono sperare che non verrà appioppata una penalità al tedesco in seguito al pecoreccio pastrocchio verificatosi nel post gara malese.
Dopo Singapore quindi, la Ferrari ha vissuto un’altra giornataccia in Malesia. Speriamo che non ve ne siano più.