Helmut Marko, gran consigliere della Red Bull, ha confermato che la prima opzione è quella di gestire un proprio motore di F1 a Milton Keynes, dopo l’addio della Honda.
Il punto è che, né la Red Bull né la “sorella” Alpha Tauri sembrano interessate a un ritorno alla Renault che l’anno prossimo non fornirà più la power unit nemmeno alla McLaren che passerà alla Mercedes. Fra le pochissime opzioni rimaste, escludendo la Mercedes che si è tirata fuori, restano la Ferrari (opzione che vedo inconsistente) e soprattutto la possibilità di costruirsi il proprio motore in casa, dopo aver acquisito la proprietà intellettuale del progetto Honda di F1.
Marko ha confermato che quest’ultima opzione è quella preferita ma la condizione per metterla in atto è che i motori vengano “congelati” anche dopo il 2021 in quanto non è possibile sviluppare gli stessi dopo il passo indietro della Honda.
“È un argomento molto complesso. Sarebbe preferibile rilevare i diritti di proprietà individuale per poi preparare e affidarci i motori a Milton Keynes,” ha dichiarato il consigliere al canale tv tedesco Sport1. “Ma questo sarà possibile solo a condizione che i motori saranno congelati entro la prima gara del 2022 al massimo. Non possiamo permetterci di svilupparlo ulteriormente tecnicamente o finanziariamente. Questo è un prerequisito.”
I vantaggi di avere un proprio motore
Sono sotto gli occhi di tutti e la Red Bull lo sa bene. Conclude Marko: “Tutti i produttori di motori hanno la loro scuderia e questo significa che sviluppano il motore attorno al proprio telaio. Dovremmo adattare il nostro telaio [al motore altrui] e confrontarci con una soluzione tecnica che saremmo costretti ad accettare.”
Resta il fatto che la Red Bull ha dominato in F1 nel periodo 2010-2013 con un motore Renault sotto il cofano. Naturalmente si trattava di un’altra epoca in cui i motori erano solamente “tradizionali” e non ibridi.