Ieri in F1 la Scuderia Ferrari ha vissuto una pagina nera e non ci sono scuse. Non ci sono attenuanti. Dopo pochi secondi dal via, le due Ferrari si sono toccate alla curva 3 con conseguente doppio ritiro insanguinato. Charles Leclerc non ha potuto far altro che assumersi la colpa dell’incidente scaturito dalla troppa foga di voler recuperare subito qualche posizione.
Il punto doloroso della situazione è che il contatto in pista tra i due ferraristi e la gestione della loro relazione non è nemmeno la componente più importante oggi. È la macchina, come sempre, ad avere il peso maggiore. E la SF1000 non va, è tappata. Lo ha ammesso anche Mattia Binotto ieri: “Non possiamo nasconderci dietro l’incidente che ha eliminato entrambe le vetture.”
La monoposto è nata male, non è competitiva e si è perso indubbiamente lo slancio delle scorse stagioni dove diversi risultati sono stati ottenuti. Insomma la Rossa pareva quasi minacciare il dominio Mercedes. Ma quest’anno non ci siamo.
E ora, da dove ripartire? Come ripartire? Gli ingegneri e i tecnici che hanno disegnato la vettura sono sempre gli stessi. L’organizzazione è la stessa. Alla fine dovremmo dare ragione a Briatore che invoca per il Cavallino una base operativa in Inghilterra? Scenario che comunque mi metterebbe i brividi al solo pensiero.