Periodo altamente complicato per Sebastian Vettel, costretto al ritiro nelle primissime fasi nel Gran Premio del Giappone di F1 di domenica scorsa.
Un ritiro dopo soli 4 giri, causato da una candela difettata, che per Vettel significa rinunciare definitivamente al sogno mondiale.
Sì, perché Lewis Hamilton ha ormai 59 punti di vantaggio che equivalgono ad una distanza praticamente impossibile da colmare a meno che il britannico non rimanda a piedi in tutti e 4 i GP rimasti: è più facile che la Sauber faccia una doppietta…
Subito dopo il ritiro, Vettel ha lasciato il circuito a bordo di un pulmino bianco, desideroso di lasciare l’amaro Giappone prima possibile.
Il Paese del Sol Levante ha lasciato un altro ricordino poco desiderato a Vettel sotto forma di reprimenda, comminata dai commissari, per non essersi presentato alla tradizionale cerimonia del canto dell’inno nazionale.
Da due anni i piloti hanno l’obbligo di presentarsi all’inno. Detto questo, aggiungo che se un pilota si becca 3 reprimende, in questo caso automaticamente scatterà una penalità consistente nell’arretramento di 10 posizioni sulla griglia di partenza del Gran Premio successivo.
Attenzione però perché deve verificarsi la condizione che almeno due delle 3 reprimende incassate siano legate ad episodi di guida.
È pacifico che non presentarsi alla cerimonia dell’inno non è da considerarsi legato ad un fatto avvenuto in pista.
Vettel si era beccato la prima reprimenda per aspetti legati alla guida in pista nel maggio scorso a Monte Carlo per aver attraversato la linea gialla della corsia d’uscita dalla pit lane in qualifica.